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Monte Cucco - Allievi ed istruttori del 6° Corso Nazionale di Speleologia - Foto: Totò Sammataro

1958 - 2008 Cinquanta anni della S.N.S. - C.A.I.

Da "Speleo Cens" n. 32 - Anno X - Agosto 2008

Una lunga storia che ha determinato gran parte dell'evoluzione della speleologia italiana. Idee, progetti, fatti che hanno lasciato un segno profondo e visibile. La SNS CAI e la ricerca scientifica. La rivoluzione tecnica degli anni settanta. La speleologia come servizio sociale. La strutturazione, gli eventi e la comunicazione. Quello che resta e come si può andare verso una nuova fase di sviluppo.

La storia della Scuola Nazionale di Speleologia del CAI è particolare, per alcuni aspetti straordinaria. Non è certo la storia di una pura e semplice struttura didattica funzionale unicamente alla trasmissione delle conoscenze, alla formazione di teste pensanti e critiche, alla liberazione della propria personalità. La SNS CAI è stata molto di più, ha plasmato in modo sostanziale, anche rivoluzionario, la speleologia italiana, sia nel passato come nell'attuale. Le idee, i progetti e le realizzazioni della SNS CAI sono stati fondamentali per la crescita e l'affermazione del piccolo mondo che ruota attorno alla scoperta, allo studio e alla valorizzazione del Mondo Sotterraneo.

L'inizio della storia
Sono passati 50 anni da quell'autunno del '58 quando il Comitato Scientifico Centrale del Club Alpino Italiano, presidente Giuseppe Nangeroni, fece i primi passi formali presso la Commissione Grotte "Eugenio Boegan" della Società Alpina delle Giulie di Trieste per l'organizzazione del primo Corso di Speleologia a livello nazionale. La richiesta non poteva essere indirizzata altrimenti visto che la speleologia triestina in quel momento - per storia, capacità esplorativa, organizzazione tecnica e scientifica - era indiscutibilmente al vertice, e non solamente in Italia. È vero che alla fine degli anni cinquanta si erano già affacciate altre forti realtà speleologiche, come il Gruppo Speleologico Piemontese del CAI UGET di Torino, il Gruppo Speleologico Bolognese CAI, il Gruppo Grotte CAI Milano (mentre si era oramai dissolto il Gruppo Speleologico Fiorentino CAI che, soprattutto prima della guerra, aveva realizzato strepitose imprese nelle grotte apuane), ma solamente Trieste aveva la propensione e la strutturazione, mentale e organizzativa, favorevole ad assumere un ruolo dirigente che superasse gli interessi di gruppo. Persone come Carlo Finocchiaro e Marino Vianello (ma non solo loro) avevano orizzonti larghi e spirito di servizio. Per inciso è interessante sottolineare come il Club Alpino Italiano, anche prima dell'avvento della sua Scuola di Speleologia, sia stato il terreno favorevole allo sviluppo delle esplorazioni e delle ricerche carsiche, tanto che tutti i maggiori gruppi grotte del tempo sono nati all'interno di Sezioni CAI.

Dopo il corso del '59, Trieste ne organizzò altri due analoghi nel 1960 e nel 1962 con una partecipazione decisamente superiore al primo. Poi più nulla fino al 1969 quando a Borgo Grotta Gigante fu realizzato il primo Corso per Istruttori Nazionali di Speleologia. Dopo di che la Commissione Grotte Boegan, pur non estraniandosi completamente dalla Scuola, non ha più voluto assumervi un ruolo dirigente. Probabilmente a determinare questa malaugurata parziale defezione non furono estranee le vicende esplorative, molto impegnative, sul Canin, e la prematura scomparsa di personaggi trainanti come Marino Vinello e Enrico Davanzo.

Ma le iniziative triestine degli anni sessanta avevano lasciato un solco profondo su cui fiorirono tanti nuovi entusiasmi ed esperienze che, tenuto conto anche di fortunate vicende esplorative e di ricerca in altre regioni carsiche italiane specie appenniniche, formarono un nuovo nucleo dirigente. Nucleo che non aveva un retaggio storico pesante come quello triestino, e quindi fu facilitato nel gettarsi su avventurose e fortunate avanguardie.

LA SECONDA FASE
Di fatto ebbe inizio con l'esame per Istruttori Nazionali di Trieste del '69 quando fu chiaro che l'avanguardia tecnica, organizzati va e scientifica si era spostata verso il Centro Italia e in modo particolare in Umbria e nel CAI di Perugia. Da qui provenivano i messaggi e le esperienze più ricercate, più attuali, più protese verso il futuro. E pensare che a quella prova, come esaminatori, parteciparono i migliori speleologi di quel tempo, non solo triestini ma anche torinesi, milanesi, romani. Mancava solo il CAI Bologna che ha sempre rifiutato la SNS CAI e soprattutto la figura di istruttore.
Tutti capirono che il baricentro della speleologia italiana si era spostato verso Sud quando - dovendo dare una dimostrazione di come un solo uomo potesse recuperare un eventuale ferito in un pozzo - triestini, torinesi, milanesi, romani fallirono con i loro Prusik (e cose simili di estrazione alpinistica), mentre un rappresentante della provincia speleologica di Perugia riuscì in poco tempo nell'impresa con i soli consueti attrezzi personali di progressione che oramai da anni facevano parte del suo equipaggiamento da grotta. Per la prima volta l'Italia intera conobbe bloccanti, discensori, paranchi.
Non fu difficile poco dopo convincere il Comitato Scientifico Centrale che il luogo ideale per organizzare il quarto corso nazionale di Speleologia fosse Perugia.

I corsi a Perugia e a Monte Cucco
E così avvenne nell'estate del 1970. E fu un corso veramente nazionale, con partecipanti provenienti da quasi tutte le regioni carsiche d'Italia, fra cui il nostro attuale direttore Totò Sammataro.
Gli allievi fecero delle esperienze in grotta di tutto rispetto, raggiungendo anche profondità di oltre 500 m (in quei tempi, nel mondo, le grotte con profondità superiore ai 500 m non erano più di un centinaio). Questo fu possibile perché vennero utilizzate tecniche di progressione d'avanguardia, sconosciute in Italia, che permettevano di progredire in autonomia, senza la necessità di lasciare qualcuno sopra ogni pozzo. Le squadre potevano essere ridotte di numero e anche piccoli gruppi speleo potevano ambire a esplorare e a raggiungere grandi profondità. Si usavano ancora le scale, ma ben presto anche quelle sarebbero state abbandonate.

La creazione e l'emancipazione dei piccoli gruppi, l'ostilità dei grandi gruppi
Successe poi, di conseguenza all'azione didattica della SNS CAI, che molti piccoli gruppi cominciarono ad affermarsi con esplorazioni e ricerche anche molto impegnative. E i grandi gruppi che potevano contare su molti mezzi e tanti uomini si videro pian piano scalzati da quei pascoli dove fino ad allora avevano fatto il bello e il cattivo tempo, anche con azioni di cinica pirateria.
Racconto queste vicende soprattutto perché voglio che risulti chiaro il motivo per il quale la SNS CAI è stata soprattutto espressione di piccoli gruppi con i cosiddetti grandi gruppi spesso ad osteggiarla ed ostacolarla, non solo polemicamente. E se si ha la voglia di andare a rileggere la nostra piccola storia speleologica si vedrà che questo conflitto, molte volte latente altre volte manifesto e perfino virulento, ha sempre aleggiato sulle nostre teste. Potrei portare innumerevoli esempi a partire da quei tempi fino ad oggi.
Una vicenda per tutte. Nel 1975 a Bologna si tenne un convegno sui materiali e sulle tecniche. Si crearono due fazioni contrapposte: da una parte la SNS CAI con i suoi rappresentanti e dall'altra i cosiddetti grandi gruppi (Bologna, Trieste, Milano, Torino, Roma). Il contendere fu la tecnica di progressione su sola corda (che ad esempio nel CAI Perugia si praticava a livello dell'intero gruppo fin dal 1973). I cosiddetti grandi gruppi sostenevano all'unisono che la progressione su sola corda non avrebbe avuto futuro e che ben presto si sarebbe ritornati alla scale! Nessun commento.

Deve essere chiaro tutto questo se si vuol capire che cosa è stata la SNS CAI, che cosa ha rappresentato e perché è stata così incisiva e all'avanguardia per così tanto tempo. Nella SNS CAI si sono riconosciuti, senza se e senza ma, una miriade di gruppi che in lei hanno visto una occasione di emancipazione e dove hanno potuto valorizzare le proprie idee, esperienze e capacità.

Gli altri corsi degli anni settanta
Negli anni successivi gli speleologi del CAI Perugia hanno organizzato altri corsi Nazionali (si veda la cronistoria riportata a parte) inserendo sempre più diffusamente le nuove tecniche di progressione che cominciarono ad affermarsi in maniera capillare. Quello del 1978, che ebbe come base Val di Ranco a Monte Cucco, dette il maggior impulso alla diffusione della nuova speleologia e la maggiore affermazione della Scuola.

LA TERZA FASE
Contemporaneamente venne la Commissione Centrale per la Speleologia CAI e la SNS ebbe un regolamento suo, un suo direttore, un suo organo decisionale con l'assemblea degli istruttori. La Scuola non fu più una semplice struttura didattica ma divenne di fatto un grande gruppo di dimensione nazionale che, insieme alla CCS, faceva politica speleologica a tutto campo, proponendo, progettando, realizzando in tutte le articolazioni dell'andar per grotte. E il primo chiarissimo indizio che il ruolo dirigente, fino a quel momento unicamente sulle spalle del GS CAI Perugia, si stesse distribuendo su altre realtà, sempre fortemente collegate fra loro, lo si ebbe nel 1979 quando il terzo esame per istruttori nazionali venne organizzato a Genga dal "giovanissimo" Gruppo Speleologico Marchigiano del CAI Ancona, fresco e galvanizzato dalle grandi scoperte ed esplorazioni a Frasassi. Stava iniziando la terza e più bella fase della SNS CAI: dopo il decennio triestino, dopo quello di Perugia, ecco il momento della Scuola non più legata all'azione di un solo gruppo ma piuttosto espressione di un insieme di Istruttori Nazionali provenienti da quasi tutti i gruppi CAI italiani.

Il Centro Nazionale di Speleologia
Da molti anni gli speleologi del CAI di Perugia si davano da fare per realizzare una struttura completamente dedita alla speleologia, come prevedeva il loro manifesto sulla "speleologia come servizio sociale" presentato al Congresso Nazionale di Speleologia del 1978, mettendo insieme associazionismo speleologico, CAI ed Enti Pubblici. Realizzarlo fu un grande successo per Costacciaro, che vedeva avviarsi la valorizzazione del patrimonio carsico di Monte Cucco (compreso l'utilizzo turistico della Grotta che si è attuato proprio in questi ultimi anni), per la Sezione di Perugia, per il Club Alpino Italiano (dal 1980 al 1997 tutti i Presidenti Generali lo hanno visitato dichiarando che il CNS e la sua attività erano un fiore all'occhiello del Sodalizio), per la Commissione Centrale per la Speleologia, per la speleologia italiana in genere (moltissimi corsi SSI sono stati fatti a Costacciaro).

Ma soprattutto la Scuola CAI se ne avvantaggiò: l'idea di una SNS fattore fondamentale dell'evoluzione speleologica ebbe una casa, un luogo fisico dove riconoscersi, dove operare, dove avere gli strumenti, dove ricercare il sostegno, dove trovare le risorse umane e materiali. I fili della struttura partivano da tutta l'Italia, ma finiva sempre per incrociarsi ai piedi di Monte Cucco, dove il presidio operativo era in piedi 24 ore al giorno, 365 giorni all'anno.
Con estrema facilità si poterono organizzare corsi, incontri, giornate di lavoro, manifestazioni ed eventi di ogni tipo, in un continuo ampio confronto di idee, informazioni, progetti. Guardandosi negli occhi e conoscendo bene lo spessore speleologico di ciascuno.
Le idee fiorivano e soprattutto, anche le più impegnative, venivano realizzate. A Costacciaro per iniziativa della SNS nacque il laboratorio prove materiali e il "libro giallo" tutt'ora insuperati nelle loro funzioni (non ci si faccia ingannare dallo stemma del soccorso speleo sul frontespizio: è lì solo per motivi economici). La didattica speleologica scientifica, i corsi di tecnica, i corsi sui monitoraggi ebbero uno sviluppo che non verrà più riscontrato in seguito.
Nacque la divulgazione speleologica - altro elemento fondamentale del manifesto sulla "speleologia come servizio sociale" - e il Progetto Monte Cucco di Educazione Ambientale (di fatto dei corsi residenziali di speleologia per le scuole elementari, medie e superiori), che ben presto si affermò fino a livelli allora impensabili (attualmente quasi 1400 alunni e docenti vi partecipano ogni anno) e si diffuse in tutta Italia. Ancor oggi la divulgazione è tema fondamentale nel dibattito speleologico e proprio nel maggio di quest'anno la SSI ha tenuto a Bologna un interessante e riuscito incontro su questo tema, evidentemente ritenuto molto importante, visto anche il seguito che ha avuto via e-mail con un fluviale e folcloristico dibattito su come comporre la scheda di un questionario da proporre ai gruppi grotte.
Nacque da INS della SNS l'idea dell'incontro internazionale di novembre (Immagini dalla Grotte, Pantaspeleo o Phantaspeleo) che dal 1980 al 1991, per dodici anni consecutivi, con grande dispendio di energie e di risorse finanziarie in nome dello spirito di servizio, venne organizzato a Costacciaro.
Nel 1990 si arrivò per la prima volta a superare i 1000 partecipanti, avendo la conferma che, dopo dodici edizioni in crescendo, la speleologia italiana aveva inserito nel proprio DNA il piacere e la necessità di un incontro e di un confronto globale. Altrimenti non si spiegherebbe facilmente perché solo in Italia quest'incontro di fine anno ha ancora tanto successo fino al punto che il non essere presenti potrebbe equivalere a non essere speleologi (purtroppo è anche vero il contrario: organizzare uno stand allo speleo bar ti potrebbe dare la patente di speleologo, comunque). Nacque la rivista SpeleoCAI e fu subito un grande successo, attraverso la quale la speleologia CAI e la SNS ebbero finalmente una voce, anche critica nella necessità.

LA QUARTA E ULTIMA FASE
Sin dal 1991 (Corchia 91 in contrapposizione a Phantaspeleo) e poi, per una congiuntura fortuita e perversa di fattori che si sono incontrati inconsapevolmente, nel 1994 e 1995 la speleologia CAI subì degli attacchi dall'interno e dall'esterno, senza esclusione di colpi. Gli obiettivi principali furono Phantaspeleo, SpeleoCAI e, soprattutto, il Centro Nazionale di Speleologia e la sua forza operativa.
Perché accadde tutto questo: semplicemente perché "a volte ritornano"! Magari approfittando di situazioni speciali che non hanno avuto alcun merito a costruire. La speleologia CAI era troppo forte ed egemone, e le frustrazioni andavano crescendo. Ma l'analisi di queste vicende lasciamola ad altri momenti ed altre sedi, anche per non ravvivare fuochi che sono solo apparentemente spenti.
Sta di fatto che la Commissione Centrale e la SNS hanno subito un duro colpo dal quale è stato difficile risollevarsi. Purtroppo la situazione negli ultimi anni si è aggravata, entrando nella spirale perversa della "regolamentazione" come rimedio ad ogni male (a quando risale l'ultima assemblea SNS che non abbia parlato di regolamenti!). Di fatto è solo una ammissione d'impotenza.
Non ci si lasci ingannare dall'idea che sia un elemento di successo quella che viene definita un'ampia partecipazione, come non mai in passato. Perché un'ampia partecipazione non governata da un'idea, da un progetto, dalla ricerca dell'evoluzione e dell'avanguardia può risultare solo una dispersione di energie senza costrutto alcuno. E a me sembra che stia accadendo proprio questo.
Si analizzi il passato e si interpreti la storia senza le genuflessioni e il buonismo tipiche di queste celebrazioni-commemorazioni! Ecco perché abbiamo accettato con entusiasmo questa occasione celebrativa del 50° della SNS. Si valutino quali sono stati i fattori che hanno portato al successo la Scuola CAI. Sono riproponibili questioni come la capacità di comunicazione e il confronto, come il luogo fisico unico in cui riconoscersi, come l'accettazione di un ruolo dirigente da parte di qualcuno o di qualcosa? Se sono riproponibili, che cosa, eventualmente, c'è da cambiare? Quali elementi nuovi, più coerenti all'attuale, possono essere inseriti? Ci possiamo finalmente fermare su un regolamento e parlare d'altro. Soprattutto ci sono spazi e prospettive per un nuovo concreto impegno su un progetto con pochi obiettivi ma tali da ridare fiato all'esausta speleologia italiana? Ci sono gli uomini con lo spirito di servizio di Finocchiaro e Vianello?
Ecco, questi sono i temi che verranno messi sul tappeto nelle giornate del 3, 4 e 5 ottobre prossimi a Costacciaro. Qualcuno potrebbe dire, giustamente, che questi sono temi da assemblea generale. Ma allora sarebbe necessario, lo ripeto con forza, che qualcuno li mettesse all'ordine del giorno al posto dei soliti regolamenti, senza peli sulla lingua e anche a rischio di forti polemiche; ma preparandoli opportunamente con analisi storiche e di prospettiva e non abbandonandoli all'improvvisazione del momento.
Per ultimo. Spero che tutti ricordino che le celebrazioni del 50° sono una "invenzione" della CCS e della direzione della SNS, con l'avallo del CAI centrale. Noi di Perugia, di Gubbio e di Costacciaro abbiamo ben volentieri, anzi con entusiasmo, accettato di contribuire a realizzarle, anche nella speranza che almeno una volta si riesca ad uscire dagli schemi che hanno invischiato le discussioni degli ultimi anni. Solo così sarà possibile creare degli spiragli di novità e di progresso.
Francesco Salvatori (INS 1968 2008)

Nel 1971, gli allievi del Corso di Perugia dell'anno precedente, ebbero la possibilità di partecipare alla spedizione nella Gouffre Berger organizzata dal GS CAI Perugia insieme agli speleologi belgi del GAS. L'azione didattica della SNS che si trasferiva sul terreno più impegnativo (in quella grotta i francesi, quattro anni prima avevano raggiunto i -1122 m, record del mondo di profondità). La spedizione italo-belga per la prima volta raggiunse (più volte) il fondo senza campo interno, con permanenza massima di 22 ore. Questo grazie alla tecnica discensore/bloccante/scale che si era affermata nell'esplorazione delle più grandi grotte, compreso Monte Cucco, e insegnata nel Corso di Perugia.
Gli allievi partecipanti furono i bellunesi Enrico e Delia Foggiato (prima donna ad aver raggiunto quella profondità) e il biellese Ferruccio Cossutta. Istruttori, si fa per dire, Enrico Rosati, Danilo Amorini, Franco Giampaoli e Francesco Salvatori, tutti di Perugia.
Nel 1974-1975 la SNS CAI, sulla scorta delle prime esperienze su sola corda condotte nel 1973 dagli speleologi del CAI Perugia e CAI Bolzaneto, iniziò ad elaborare metodi e programmi, proponendo al tempo stesso delle occasioni d'insegnamento, sia teorico che pratico sulle nuove tecniche di progressione. A livello sezionale e nazionale furono organizzati dei corsi d'introduzione senza l'uso delle scale. I programmi di questi corsi prevedevano anche esercitazioni sul recupero cosiddetto "uomo a uomo", utilizzando la sola attrezzatura personale e quelle del "ferito". Le procedure d'insegnamento attuale ben poco si discostano da quanto venne elaborato in quei tempi. Nell'ambito del Soccorso Speleologico (responsabile nazionale Sergio Macciò, segretario Desiderio Dottori, entrambi di Jesi) le nuove tecniche sola corda fecero molto presa, non solo per il soccorso "uomo a uomo" ma anche per le grandi nuove possibilità di manovra che permettevano gli autobloccanti abbinati alle carrucole. Per questo motivo la direzione del soccorso speleo chiese ad alcuni istruttori nazionali di speleologia del CAI di Perugia di dare delle dimostrazioni ad hoc e di addestrare i volontari CNSS.
Questo avvenne dapprima durante un'esercitazione del Soccorso nelle Gole di Frasassi e quindi durante un convegno nazionale del soccorso speleo a Cuneo durante il quale, avendo come teatro la Grotta di Bossea, la speleologia italiana quasi al completo ebbe modo di vedere la nuova tecnica di progressione sole corde. Per quanto fatto sia nell'ambito dei gruppi grotte sia nel soccorso speleo la SNS CAI ha guidato il delicato passaggio dalla tecnica "scale" alla tecnica "corda" facendo in modo che le esperienze di chi era all'avanguardia venissero vagliate, elaborate e quindi proposte con metodologia adeguata. Data la mancanza di informazioni certe la SNS CAI fece ancora di più a partire dal 1980 e con l'avvento del Centro Nazionale di Speleologia Monte Cucco: fu creato a Costacciaro un laboratorio prove materiali che in poco meno di un decennio realizzò una sistematica analisi, teorica e sperimentale, di tutte le attrezzature disponibili. Il risultato fu anche la stampa del volume "resistenza dei materiali speleo – alpinistici" che tutt'ora rappresenta un manuale attualissimo sulle caratteristiche delle attrezzature per la progressione in grotta.
Nel 1978 il GS CAI Perugia organizzò un nuovo Corso Nazionale di Speleologia (il sesto) della SNS CAI e per la prima volta fu realizzato utilizzando unicamente la tecnica sole corde. Vi parteciparono allievi provenienti da tutta l'Italia carsica con l'effetto di produrre una rapida e capillare diffusione del nuovo modo di progredire. Da quel momento, merito della SNS CAI, la speleologia italiana cominciò a livellarsi e si attenuò tino a scomparire la suddivisione della speleologia italiana in "grandi gruppi" e "piccoli gruppi". In questo corso fecero i primi timidi passi in grotta senza scale alcuni dei più noti personaggi della speleologia italiana.
Ma il merito di questo corso non fu solo la corretta diffusione delle tecniche ma anche l'affermarsi di una rete di Istruttori Nazionali e Sezionai i (che poi sarebbero diventati INS) che per ben più di un decennio mantenne contatti strettissimi avendo come riferimento il Centro Nazionale di Speleologia Monte Cucco. Quello che ora avviene con la rete del Web, con i risultati che vediamo, in quei tempi avvenne con contatti epistolari e telefonici, ma soprattutto incontrandoci nelle tante occasioni che la SNS proponeva. Volete mettere una discussione guardandoci negli occhi e sapendo il valore di quello che ti sta di fronte con i minuetti barocchi e manieristi che si instaurano sul Web.

Tutti gli anni, a partire dal 1979 e fino al 1994, lo SNS CAI ha organizzato campi speleo estivi sulle Alpi, nel Vercors, in Savoia e sui Pirenei. I contatti intercorsi in precedenza fra gli speleo francesi e belgi e un forte e nutrito nucleo di Istruttori Nazionali e Sezionai i del CAI hanno favorito un intenso scambio di esperienze e di conoscenze. Lo scopo era di osservare quella che era, a quei tempi, la più forte speleologia del mondo. AI tempo stesso si voleva conoscere territori carsici diversi e creare occasioni per stare insieme, rinforzare legami e affinità, discutere di programmi e di nuove idee.
Fra le tante cavità visitate spicca la discesa del Pot 2 (praticamente 320 m di pozzo con due frazionamenti) nel 1980, la traversata P 40-Guiers Mort nel sistema sotterraneo de lo Dente de Crolles nel 1983, la discesa de lo Gouffre de l'Aphanicé (535 m di profondità con il Pozzo dei Pirati di 328 m in un unico tiro) quando ben otto INS raggiunsero il fondo, fra cui Carla Graglia di Biella, unica donna al mondo ad avere superato questa impresa.

Estratto dal libro "50 anni di speleologia della Scuola Nazionale di Speleologia CAI 1958 - 2008"
a cura di Pino Guidi, Francesco Salvatori e Totò Sammataro