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Il saluto all’IS Gianni Cergol “Gianneti”

Scritto Venerdì, 02 Ottobre 2020 da Franco ( Ike ) Aichino nella categoria News

scomparso a causa di un malore durante un'immersione

Il saluto all’IS Gianni Cergol “Gianneti”

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Era nato a Trieste il 18 ottobre 1982,. Cresciuto nell’ambiente speleologico ed alpinistico triestino, dopo aver frequentato un corso di speleologia inizia, giovanissimo, l’attività speleologica: nel 1996, non ancora quattordicenne firma il suo primo rilievo. Sarà l’inizio di un lungo percorso che lo porterà, nel 2013,dopo diversi anni di lavoro assieme ad altri soci (soprattutto Diqual, Michieli, Zanini), a ritopografare con il DistoX le grotte Savi, Martina e Gallerie,riunite grazie ad un’accurata indagine svolta seguendo le arie, in un unico complesso: il Complesso della Val Rosandra.

Istruttore ai corsi di speleologia, entra ben presto nei ranghi del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, affinandosi sempre più nella tecnica di esplorazione e di rilievo,

L’attività di ricerca e di ritopografia Giannetti la sviluppa particolarmente sul Canin, divenuto quasi una sua seconda casa. Negli anni 2014-2016,con l’obiettivo di aggiornare dettagliandola la visione generale nella zona di Casera Goriuda, rivede, ritopografa ed esplora diverse grotte, - Politrauma, Amplesso, Jet1, Rotule Spezzate; alla fine ritorna dal Canin con alcuni chilometri di poligonali e,più di tutto,con informazioninuove e basilari che permettono ilcollegamento Sistema Rotule Spezzate con Sistema Gortani-Buse d’Ajar, tassello preliminare fondamentale per la giunzione Foran dal Muss-Col delle Erbe (al momento - settembre 2020 - il più esteso d’Italia: ~90km). Infatti nel biennio 2018-2019,assieme a Michieli, Squassino e altri intraprende lo scavo in fondo alla Gallerie delle Zecche in Rotule Spezzate; sonotrenta metri di cunicolo scavato nella ghiaia che portano ad avvicinarsi alla Grotta Clemente da cui nell’agosto 2019 una squadra del Progetto “Grande Poiz” in due giorni di scavo connette le due grotte posando l’ultimo tassello per la giunzione del Sistema Col delle Erbe-Foran dal Muss

Nel frattempo la sua opera di collegamento delle nuove poligonali dei vari abissi del Canin lo porta nel 2017 alla scoperta di un nuovo ramo e del nuovo fondo (-810) nell’abisso Gronda Pipote, evento che ha ulteriormente confermato l’esistenza di piani orizzontali alle quote di 1200-1300 anche sulla parte Est dell’altopiano del Canin.

Se l’esplorazione dei grandi abissi del Canin era nel cuore di Giannetti,la curiosità di conoscere i collegamenti fra gli stessi era radicata nella sua testa. Lui aveva una visione geografica, globale del Canin, non vedeva i singoli abissi, ma le varie parti di una megagrotta che potrebbe essere chiamata semplicemente “Canin”. In questa ottica va visto il proseguimento (2019-2020)delle esplorazioni e la ritopografia con sistemi digitali delle maggiori grotteche vi si aprono, quali il sistema Novelli-BP1 e rami nuovi del Abisso Gortani lungo le esplorazioni ungheresi (zona nota come “Quimby”). Il fine era di ottenere una situazione il più possibile aggiornata delle poligonali da cui partire per le indaginifuture verso Est. Lavori tuttora in corso ma che hanno già portato alla scoperta - luglio 2019 - di un nuovo abisso di circa un chilometro di sviluppo posizionato in una zona nevralgica per le esplorazioni future.

Ma non solo il Canin è stato teatro dell’attività di Gianni Cergol: nel 2018 ha raggiunto assieme a Spartaco Savio ed altri, a distanza di 20 anni dall’ultima esplorazione,il fondo del pozzo Trieste alla Grotta Cucchiara a Sciacca, in Sicilia. E questo per una via di discesa nuova e senza l’ausilio – cosa notevole, considerate le proibitive condizioni fisiche di quell’ambiente – di aria compressa pompata dall’esterno.

Questo nelle grotte lontane da Trieste. Ma anche sul Carso la presenza di Giannetti non deve essere sottovalutata, anzi, la sua carriera – se così si può dire – di speleologo non solo è iniziata nelle grotte dietro casa, ma alle stesse ha dedicato i suoi primi scritti, ospitati su Progressione dal 1996 al 1999. Sul Carso ha effettuato i suoi primi rilievi e i suoi primi scavi. Rilievi e scavi che non ha mai abbandonato: nelle pause fra una spedizione e l’altra (ma sovente anche nei giorni feriali, alla fine di una giornata di lavoro) trovava il tempo per dedicarsi agli scavi (Gr. Gualtiero, 1996-1998; Gr. Lazzaro Jerko, 1999; Bottazzo, 2016) o ai rilievi (Ab. I di Gropada; sistema Austriaco-Maestro-Supernova-Ginepri 2014-2016; poligonale di precisione alla 87 VG, 2020).

Convinto assertore della diffusione della conoscenza, cercava di pubblicare subito i nuovi dati raccolti, e di questo ne fanno fede i molti scritti pubblicati su Progressione e Alpi Giulie.

Era provetto speleologo, ma era anche abile alpinista: membro del GARS, ha al suo attivo, oltre a molte salite, una nuova via sulla parete Nord dell’Antelao - Monte Ciaudierona lunga 1060 m su di un dislivello di m 605. Notevole anche la sua attività esplorativa sulle montagne della Dalmazia dove assieme agli amici Paolo, Sara e Roberto Ferrante aprì diverse vie nuove soprattutto nel massiccio del Biokovo come Likopolis e Bloody Fingers oramai diventate delle classiche tra gli arrampicatori della ex Yugoslavia.

Da ricordare anche la sua attività in val Resia e nel gruppo del monte Cavallo sempre alla ricerca di pareti dove aprire vie nuove di notevole impegno alpinistico.

Era pure subacqueo, con brevetto. Ed è stato proprio durante un allenamento sub in mare, a Sistiana, che un malore lo ha portato dapprima all’ospedale e quindi alla tomba. Lascia la consorte e un figlioletto di pochi mesi. E un vuoto che sarà difficile riempire.

 

La Commissione Grotte “E. Boegan”

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